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INNAMORATO E PAZZO Film con lo stesso punteggioFilm con lo stesso punteggioFilm con lo stesso punteggioFilm con lo stesso punteggio
  Stampa questa scheda Data della recensione: 21 gennaio 1982
 
di Castellano e Pipolo, con Adriano Celentano, Ornella Muti, Adolfo Celi (Italia, 1981)
"Questo tipo di film - grandi successi al botteghino e, spesso, mezzi sbrigativi per giungere a quei successi - è uno di quelli che la critica finisce col prendere con le molle. Perché se ne dici male ti prendono per uno che ha la puzza sotto il naso. L'hanno visto milioni di spettatori: possibile che siano tutti sempliciotti, tolto quei quattro critici? Oppure: se fanno accorrere la gente, una ragione ci deve pur essere, almeno a livello di costume. Il discorso calza anche lui alla sua maniera. Perché, da che mondo è mondo, c'è più gente che evade con "Novella Duemila" o "La Gazzetta dello Sport" che non con l'ultimo romanzo di qualità o la terza pagina del "Corriere". E se il varietà televisivo del sabato sera è visto da un numero mille volte maggiore di spettatori che non la commedia classica del venerdì, nessuno si sognerebbe di giustificare l'eventuale stoltezza del primo soltanto in nome di quel tipo di preferenza.

Detto questo, eviterò forse le ire di coloro che accorrono all'ultimo successo di Celentano dicendo che ci si poteva anche aspettare di peggio. I film che Castellano e Pipolo costruiscono attorno a questo personaggio sicuramente importante nello spettacolo italiano degli ultimi dieci anni non aggiungono granché a quanto (di provocatorio, di inventivo, di musicale, di poetico) la figura del cantante-attore provvede di persona. Ma, almeno, non ne distruggono troppo. C'è, in Innamorato pazzo, una volontà di non uscire dalla misura, di controllare l'effetto spettacolare che è encomiabile nel quadro di una produzione, quella che chiamiamo distensiva, dominata dalla volgarità e dall'assenza del minimo sforzo. Certo anche questo potrebbe essere semplice calcolo: Celentano è un personaggio che piace non soltanto a quella che costituisce ormai la stragrande maggioranza dei frequentatori delle sale di cinema, i ragazzini fra i dieci e i diciott'anni. Celentano piace anche agli adulti, persino ai nonni, perché sotto la sua aria di provocatore ormai datato, si nasconde una pulizia rassicurante. E quindi, gli autori potrebbero aver scelto la strada di un'eguale pulizia proprio per un calcolo commerciale.

Ma evitiamo di processare le intenzioni. Innamorato pazzo, storia della principessa a Roma che s'innamora di un guidatore di autobus ripropone schemi e situazioni che il cinema ci ha offerto a bizzeffe, e non soltanto in Vacanze romane con, ricordate, Audrey Hepburn e Gregory Peck. Ma lo fa, ci sembra, con un'intenzionalità non sgradevole. I dialoghi sono la cosa più scadente del film e privano oltre tutto Celentano di quella vivacità inventiva che lo rende attraente dal vivo. Ornella Muti che chiama buco il Foro romano e ripete ogni due minuti chiribbio è una trovata che lascia freddo il pubblico, più che ben disposto, che si reca ad ammirarla. "Quando ci sposiamo?", chiede lui. "Mai" risponde lei. E il povero Celentano deve guardare l'orologio e rispondere con battute del genere: "Benissimo, è proprio l'ora mai...". Le situazioni, alcune riuscite come quelle in genere fra Celentano e il bravo Adolfo Celi, altre meno, sono governate con discrezione. E talvolta, grazie anche alla fotogenia dei due protagonisti, nasce se non proprio della poesia almeno un po' di tenerezza. "


   Il film in Internet (Google)

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